A Jesi sabato 23 e domenica 24, nell'ambito della 54ª Stagione lirica di tradizione "La Serva Padrona", un capolavoro di Giovanni Battista Pergolesi 

21.10.2021

"La serva padrona", intermezzo per musica del 1733 e capolavoro di Giovanni Battista Pergolesi, torna nella città natale del compositore, Jesi, e nel teatro a lui dedicato. Lo farà sabato 23 e domenica 24, nell'ambito della 54ª Stagione Lirica di Tradizione, in dittico con "The telephone" (1947) di Gian Carlo Menotti. Due titoli brevi, che trattano entrambi dell'amore in maniera comica, avvalendosi di un terzo incomodo, il telefono in Menotti, il servo muto in Pergolesi. L'appuntamento segna il debutto nella regia lirica di Jacopo Fo (anche alle scene), sul podio della Form Orchestra Filarmonica Marchigiana è Flavio Emilio Scogna, e in scena il soprano Giulia Bolcato, nel doppio ruolo di Serpina e Lucy, il baritono Filippo Polinelli (Uberto e Ben) e l'attore Mario Pirovano quale Vespone, il servo muto. Le luci sono di Marco Scattolini, assistente ai costumi Roberta Fratini. Nella nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini e dell'Ente Concerti "Marialisa de Carolis" di Sassari, il regista attinge alla Commedia dell'arte, con 'numeri' comici e stilemi le cui origini risalgono alla notte dei tempi, tramandati attraverso l'opera buffa - come "La serva padrona" appunto - e il circo, grazie al ruolo delle famiglie di attori girovaghi come quella di Franca Rame, e al Mistero Buffo del Nobel Dario Fo. "Del capolavoro pergolesiano - spiega il direttore - esistono numerosi manoscritti ed edizioni a stampa, ma non esiste l'autografo. L'attuale esecuzione ha corretto alcune parti musicali dubbie e tiene conto delle preziose indicazioni di Degrada basate sul libretto originale e sulla collazione di diversi manoscritti relativi alla prima edizione napoletana del 1733 e romana al Teatro Valle del 1735, utilizzando nell'aria finale 'Contento tu sarai' le ultime 45 battute "Se comandar vorrò" che costituiscono la seconda parte del duetto con i da capo presenti in quattro partiture manoscritte conservate e consultabili presso la biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Maiella di Napoli". Per il Teatro Pergolesi, l'opera segna anche la ripresa al 100% della capienza consentita al pubblico.