Arnalta Cafè: tra barocco e cabaret il canto delle nutrici

16.10.2022

La nutrice delle opere musicali del Seicento come una diva del cabaret. Comicità 'en travesti' per parlare del bisogno di amore quando la donna è in là con gli anni, la nostalgia della bellezza svanita, cinismo e stilettate, consigli e pillole di saggezza per le giovani che si affacciano alla vita. È nata durante il lungo stop causato dalla pandemia l' idea di mettere insieme i monologhi più brillanti delle nutrici delle composizioni italiane barocche riunendole sotto il titolo ''Arnalta Cafè', dal nome di uno dei personaggi principali della Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi. A dare forma a questo mix inedito di classica e cafè chantant sono il tenore Luca Cervoni, specialista del repertorio barocco, e il compositore e direttore d' orchestra Alessandro Quarta, qui nella veste di concertatore e cembalista, con gli strumentisti dell' Ensemble Concerto Romano. Lo spettacolo, dopo il successo ottenuto questa estate al Festival Musica Antica di Urbino, è stato presentato nei giorni scorsi nella chiesetta sconsacrata di Castiglioncello del Trinoro, minuscolo borgo medioevale a pochi chilometri da Sarteano trasformato in 'resort diffuso' di gran lusso da un avvocato americano tanto innamorato di musica e della Val d' Orcia da chiamarlo 'Monteverdi Tuscany''. La prossima tappa sarà il 6 dicembre a Roma, nella Cappella Orsini, a due passi da piazza Campo de' Fiori. ''Alla fine del primo lockdown - spiega Cervoni, cantante apprezzato in Italia e all' estero - eravamo in crisi di astinenza dalle composizioni di Monteverdi e ci è venuto in mente di recuperare il monologo di Arnalta. Il video online ha avuto un successo che non ci aspettavamo. Alessandro ha pensato quindi di fare un programma sulle nutrici delle opere barocche''. Il secondo lockdown è stato utilizzato per individuare i brani e trascriverli spaziando da Monteverdi a Francesco Cavalli, Jacopo Melani, Pietro Antonio Cesti, Agostino Steffani. ''Abbiamo scoperto tanta musica bellissima, e scelto tra una quantità smisurata di composizioni, alcune delle quali mai eseguite in epoca moderna''. Che cosa ha di particolare la nutrice? ''È il personaggio che riesce parlare direttamente al pubblico in totale libertà. È un po' come il jolly del teatro elisabettiano. C' è sempre un aria in cui confida le proprie smanie, la tristezza di non essere più bella come un tempo, di aver ancora voglia di innamorarsi o di fare l' amore. Non solo in chiave grottesca ma sul piano di una sincerità malinconica e umana''. Cervoni in scena restituisce lo spirito caustico e il rammarico delle protagoniste, tra cambi di abito, ammiccamenti e doppi sensi divertenti. ''Nell' opera veneziana - ricorda - le donne hanno sempre cantato ma questi ruoli erano affidati agli uomini travestiti proprio per sottolineare l' aspetto del gioco. È una tradizione che affonda nella commedia dell' arte, trasposta nell' opera del Seicento. La nostra vuole essere una operazione filologica''. Se lo spettacolo funziona è anche per la sua immediatezza. ''Non c' è alcun tipo di filtro tra la musica e le parole. Quando si arriva all' aria triste o alla ninna nanna il pubblico pende dalle labbra della nutrice, si affeziona a lei perchè non si può non amarla. Non a caso è il personaggio che ottiene gli applausi maggiori''. Alessandro Quarta, fondatore dell' ensemble vocale e strumentale Concerto Romano, si dedica al repertorio italiano tra il '500 e il '700, dirige e insegna in Italia e in Europa. ''Abbiamo pensato a questo spettacolo per divertirci e lo abbiamo chiamato Arnalta Cafè, appunto come un cabaret di nutrici. I librettisti e i compositori affidano a questi personaggi pagine speciali. Sono maschere comiche che portano messaggi più profondi di una semplice risata. I testi sono incredibilmente moderni e ci parlano anche a distanza di molti secoli. Gli applausi dimostrano che la musica barocca è non solo comica ma profonda e ammaliante, non intellettuale, godibile e sorprendente''.