Con Marcello Liverani: intervista all'artista di “Shapes”

13.05.2021

Marcello Liverani è un compositore, producer e interprete nato a Cagliari. La sua musica combina elementi acustici, derivati ​​dal genere Modern Classical, musica elettronica, ambient, elementi beat e sfumature talvolta sperimentali derivate dal suo background. È un artista eclettico attivo anche come insegnante di canto e direttore di coro, come cantante ha pubblicato due album sotto il nome "Reverse Context". Ha studiato composizione nel Conservatorio della sua città natale e dopo la laurea ha studiato nelle accademie europee con compositori come I. Fedele, A. Corghi, H Dufourt e T. Hosokawa. Dopo aver conseguito un Master in Composizione presso l'Accademia di S. Cecilia di Roma, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere vocali, per ensemble e orchestrali, che sono state eseguite in sedi e festival come il Parco della musica a Roma, il "Festival de Acanthes" a Metz e presso la Biennale di Venezia, dove nel 2012 è stato selezionato anche per una residenza artistica. Il suo obiettivo principale nella musica è esprimere il profondo bisogno di abbracciare la semplice poesia della vita attraverso la natura stessa del suono.


Di seguito la nostra intervista con l'artista. Buona lettura.

Essendo un artista con diversi risultati conseguiti ci racconti in breve che artista sei?

Ho sempre provato, sin dalla più giovane età, un'attrazione molto forte nei confronti della musica. Sin dalla scuola elementare saltavo qualche volta la scuola, con la scusa di non sentirmi bene, per provare sulla mia tastiera Farfisa melodie che mi erano venute in mente la sera prima. Quindi è arrivata la passione per la musica sperimentale d'avanguardia già durante l'adolescenza. Ho deciso allora di intraprendere lo studio della composizione ed ho seguito i percorsi accademici prima in conservatorio e poi in diverse accademie di perfezionamento ma, a dire la verità, c'era sempre un magnetismo primordiale che non veniva soddisfatto ...mi mancava un approccio istintivo cui ero legato derivato anche forse dalla mia contemporanea passione per il rock. Così ho deciso di provare a riconciliare questi due mondi (anzi direi 3 mondi: lo sperimentale, il sinfonico classico ed il rock) in un prodotto artistico che cercasse di cogliere le rispettive caratteristiche che più mi affascinano. Dopo una lunga esperienza nella musica contemporanea ed un breve ritorno al rock ( che già avevo frequentato in gioventù) sono così arrivato a cercare una sintesi. Quindi, per rispondere alla tua domanda, direi che sono un artista, se mi passi il termine, "crossover".


Quali sono le tue influenze e i tuoi riferimenti musicali?

Un'influenza fondamentale è stata esercitata dal doppio binario musica classica/ rock. In entrambi gli ambiti, però, mi sento decisamente più attratto verso certe correnti estetiche. In ambito classico ho sempre subito il fascino per la ricerca timbrica dei grandi compositori francesi dal primo '900 sino ad arrivare alla scuola "spettralista" ma ho subito anche la fascinazione dei grandi compositori italiani del secondo '900 come Luigi Nono o Luciano Berio...ci sarebbero così tanti grandi compositori da menzionare... Per ciò che riguarda il rock sono sempre stato affascinato dalla psichedelia e da un certo progressive rock ma anche dalla ricorsività dei patterns blues: insomma mentre della musica cosiddetta "d'arte" mi ha sempre affascinato il timbro e lo slancio teatrale e drammatico, della musica rock ho sempre apprezzato l'aspetto ripetitivo, rituale e quasi liturgico.


Come componi? Senti un tema musicale nella tua mente o è più basato sulla creazione da sensazioni?

Di solito parto dall'idea di un "tessuto sonoro". Una trama più o meno fitta che è sia timbro che contrappunto. Può essere una piccola idea o suggestione così come può essere una sfida che pongo a me stesso. Talvolta sono proprio queste sfide a dare i risultati che più mi piacciono. Mi spiego meglio: provo a darmi una parte "obbligata" (un suono o un ostinato sul quale muovermi) e percorro quel sentiero in cerca di una via d'uscita. Quasi sempre diventa un viaggio meraviglioso perché la musica ha questa magia in sé: stimola il processo creativo offrendo nuove prospettive ad ogni passo che si compie come compositore.

Come è nato il tuo ultimo lavoro "Shapes vol.2"?

Shapes Vol. 2, rappresenta una risposta simmetrica al primo Ep Shapes Vol1, entrambi distribuiti in digitale da Believe Digital, usciranno insieme in un disco fisico unico in versione Cd e vinile pubblicato da Blue Spiral Records. L'ispirazione, già suggerita dai titoli, è rappresentata da un processo di distillazione che che passa dalle forme semi astratte del primo Ep sino alla loro incarnazione calata nelle maglie del reale nel secondo. La concezione dell'intera opera nasce da una duplice ispirazione. Da un lato la filosofia zen, cui mi sento molto legato, che in questo caso si sostanzia nell'uso di pochi elementi reiterati in una sorta di koan musicale. La seconda ispirazione è di natura sinestetica: nasce dal lavoro del fotografo cinese Fan Ho che, attraverso la luce, fa emergere dal caos forme pure (da cui il titolo del disco Shapes). In questo secondo Ep, come dicevo, queste forme prendono un aspetto più complesso diventando vere e proprie "situazioni". Si passa, insomma, da una sorta di purezza iniziale ad un ritorno al vivere.


In quale momento della giornata componi? E' dettato da un'urgenza espressiva o mediti e pianifichi il tutto con scrupoloso criterio?

Il mattino è il mio momento preferito. Riesco a sfruttare al meglio le energie creative della giornata. Diciamo che comporre in generale è per me un'urgenza espressiva slegata dall'occasione o dal momento. Se da un lato ho un approccio molto istintivo alla scrittura dall'altro pianifico, però, i momenti in cui lo faccio con una certa meticolosità. Questo modo di porsi di fronte al processo creativo è stato ed è tuttora condiviso da molti artisti in ogni campo. Per me non potrebbe essere altrimenti: infatti occorre del tempo per raggiungere la concentrazione necessaria senza nessuna distrazione e questo va pianificato se si vuole raggiungere un risultato. Mi piace pormi delle scadenze e non mi ritrovo nell'idea che un'opera artistica debba essere rielaborata per un tempo indefinito. Un brano è la fotografia di ciò che sei in quel momento della tua vita e se ci sono delle cose che, con il passare del tempo, non ti piacciono più tanto, va bene così.Un tempo erano le case discografiche a dettare il bello e cattivo tempo, poi la crisi del disco con l'avanzare delle nuove tecnologie.


Oggi è tutto a portata di tutti. Musica e social network che ne pensi?

Penso che questo momento storico sia molto complesso da comprendere per noi che lo viviamo in prima persona. Da un lato lo streaming ha dato l'opportunità a molti artisti di porre le basi per una carriera che, altrimenti, non avrebbero avuto. Inoltre anche produrre un disco oggi ha costi molto inferiori. Quindi credo che le due cose si alimentino a vicenda. Da un lato un mercato che chiede sempre più musica, dall'altro la facilità nel produrla. A mio avviso questo ha già portato ad una svalutazione dell'opera intesa come opera "di genio" ed originalità mentre dall'altro mette in evidenza le capacità più artigianali della produzione musicale. Non è un caso che molti musicisti stiano volgendo lo sguardo al mondo del "licensing" ossia alla musica applicata al cinema, serie tv, pubblicità. I social sono parte di tutto questo. Ma hanno una parte un po' ambigua. Se da un lato, infatti, tutto ruota intorno ai numeri e alle metriche, dall'altro, sono le stesse metriche ad essere falsificabili e, soprattutto, ad avere spesso poco valore intrinseco. Cioè non portare una vera e propria crescita in termini di reputazione.

Cosa risponderesti a chi ti chiede perché dovrebbe ascoltare la tua musica?

Nella mia musica cerco sempre di trasmettere quelle suggestioni o "visioni" che ho nel comporla. L'aspetto "sinestetico" per me è davvero importante. Spero di riuscire a mettere nei suoni quei piccoli mondi che "vedo" mentre compongo registro o suono. Chi è curioso o affascinato da questo grande potere della musica può provare ad ascoltare i miei brani.


Per te il senso della musica in che cosa consiste? O se credi, il fine di far musica?

Il fine della musica (nel farla, nell'ascoltarla, perfino nel ballarla) è, a mio avviso, far salire in superficie quelle energie che restano spesso sepolte dentro di noi. Chiamale intuizioni o visioni. In questo la musica rappresenta un rituale intimo e di risveglio. Qualunque sia il genere o il "mood" espresso. La musica fa emergere lati di te che non sarebbero emersi altrimenti e, insieme, ti porta in un altrove che non sai mai se è un vero altrove o il lato più nascosto di te che non conoscevi.


Ci potresti gentilmente anticipare qualcosa circa i tuoi prossimi progetti?

Sono tanti! In questo momento sto lavorando in particolare a due featuring corpose cui tengo molto e che dovrebbero vedere la luce nei prossimi mesi. Sono anche in una fase di profonda riflessione riguardo alle mie prossime uscite: vorrei fare, nei prossimi mesi, un lavoro più specifico di sperimentazione timbrica e tecnica.