Covid: protesta al Blue Note. Nel tempio jazz gli artisti possono pranzare ma non possono suonare

07.02.2021

È "incoerente" che, in base all'ultimo Dpcm, si possa mangiare e bere nei locali e non si possa fare musica dal vivo; cosa che, nel rispetto delle regole, è altrettanto sicuro. Ed è per sottolinearlo che il 6 febbraio al Blue Note, storico locale milanese tempio del jazz, riaperto per il brunch dopo mesi di chiusura forzata, si è svolta una protesta pacifica per mandare un segnale alle istituzioni e a sottolineare l'incoerenza delle norme attuali, con l'hashtag #WeWantMusicBack. Sul palco, per un brunch organizzato nel pieno rispetto della normativa vigente, si sono alternati Sergio Cocchi, Michelangelo Decorato, Giovanni Falzone, Antonio Faraò, Claudio Fasoli, Paola Folli, Fiore Garcea, Luca Jurman, Lo Greco Bros, Folco Orselli, Pepe Ragonese, Antonio Zambrini, Attilio Zanchi e Nick the Nightfly, tutti senza strumenti, ma seduti a tavola, esattamente come gli altri clienti. "Abbiamo voluto fare una protesta pacifica, legale e un po' dadaista per dimostrare come i musicisti possano salire sul palco per prendere un aperitivo, ma se dovessero suonare sarebbero considerare untori", ha spiegato Andrea de Micheli, ad e presidente di Casta Diva Group, holding proprietaria del locale, "Il cuore pulsante del Blue Note è il palco: e perché il nostro può essere utilizzato solo come sala da pranzo e non per il proprio scopo principale?", ha affermato invece Daniele Genovese, ad del Blue Note Milano.