Mass di Bernstein a Caracalla

27.06.2022

Un muro contro il quale si scontra una comunità in cerca di un Dio che non sa dove trovare, il simbolo di tutte le barriere che continuano a dividere popoli e nazioni, l'ostacolo all'unità che alla fine cade in macerie lasciando intravedere un barlume di speranza. Tocca temi di fortissima attualità Mass, la ''messa a teatro'' di Leonard Bernstein che Damiano Michieletto porta per la prima volta in Italia in forma scenica il 1° luglio alle Terme di Caracalla per l'Opera di Roma. Il regista veneziano debutta nella sede storica della stagione estiva della Fondazione musicale capitolina dopo il 'trasloco' nel 2020 al Circo Massimo dovuto al Covid in cui ha firmato lo straordinario e innovativo allestimento di Rigoletto come un film dal vivo. Sarà una prima volta con l'Opera di Roma anche per il maestro venezuelano Diego Matheuz, sul podio per dirigere la partitura complessa che impegna l'orchestra, il coro e le voci bianche, e il corpo di ballo. Bernstein stesso definì la composizione che gli era stata commissionata dalla vedova del Presidente Kennedy "un pezzo teatrale per cantanti, musicisti e ballerini". L'autore di West Side Story fu massacrato dalla critica dopo la rappresentazione a Washington nel 1971 e reagì talmente male che smise per tre anni di comporre dedicandosi esclusivamente alla direzione. "Chi se ne frega delle stroncature - ha osservato Michieletto -. Molti titoli di opere celebri come il Barbiere di Siviglia e Carmen al debutto furono un disastro. Siamo in buona compagnia. La nostra è una sfida mai fatta in Italia per proporre al pubblico un repertorio diverso". Mass ha tante cose dentro, ha spiegato il regista. "Nasce con uno spunto ecumenico e anche il mio modo di lavorare lo è. Il segreto della riuscita di uno spettacolo è fare in modo che il team possa esprimere al meglio la qualità, quel qualcosa che fa la differenza, alzando sempre l'asticella. Sono una spugna che ruba idee a tutti, ma lascio libero chi lavora con me".