Boys: quando un gruppo rock diventa vintage. A Taormina il film di Ferrario con Tirabassi, Marcorè e Storti

29.06.2021

Una storia di Rock progressive diventato ormai vintage, problemi di prostata, tempo che passa e nostalgia è quello che racconta, con grande delicatezza, Davide Ferrario in BOYS, film di apertura del 76/mo Festival di Taormina e in sala dal 1 luglio con Adler Entertainment. Ovvero la storia di quattro amici di vecchia data e inseparabili, Joe (Marco Paolini), Carlo (Giovanni Storti), Bobo (Giorgio Tirabassi) e Giacomo (Neri Marcorè), che da giovani, prima di prendere ognuno la loro strada, avevano fondato una rock band, 'The Boys', che aveva avuto anche un discreto successo. Erano però i lontani anni '70. Nonostante ognuno si sia poi costruito la sua vita, il gruppo si scoprirà ancora unito, anche oltre la passione comune della musica. L'occasione è economica, quella di JD (Luca De Stasio), un trap molto famoso e influente sui social, che vuole fare una cover di una loro famosa canzone. Ci sono comunque tanti soldi in gioco, ma il compromesso, estetico ed etico, per il gruppo è anche troppo alto. Alla fine però i quattro contattano Anita (Isabel Russinova), ex front-woman del gruppo che condivide i diritti della canzone. Riusciranno i The Boys a svendere il loro glorioso passato, a rinunciare a quella purezza giovanile che li aveva uniti sul palco per tanti anni? Nel cast anche Paolo Giangrasso nel ruolo di Steve (un giornalista musicale), Saba Anglana, Giorgia Wurth, Linda Messerklinger, Zoe Tavarelli, Francesca Olia e Mariella Valentini. "BOYS - spiega il regista e scrittore Ferrario - è una storia di amicizia e di relazioni personali che, con la crisi di tutto, è quanto di buono ci sia rimasto. Sentirsi parte di un gruppo (in questo caso una rock band, per quanto agée) è ancora qualcosa che ci regala la grazia di un posto nel mondo. Tanto più - continua il regista - se queste amicizie sono di antica data e collegano il passato al presente e se il destino le sottopone a prove che ne testano la sincerità e il valore. I personaggi del film appartengono a una generazione (la mia, in effetti…) che non ha mai immaginato di invecchiare davvero. E invece il tempo non fa sconti a nessuno". E ancora Ferrario, regista di Dopo mezzanotte: "Essere sessantenni oggi è strano, perché non ci si sente vecchi. Ma in questo c'è un pericolo: continuare a credersi giovani. Io penso invece che non dovremmo rincorrere chi ha meno anni di noi. Dovremmo essere fedeli a noi stessi e al nostro passato. Il che non significa rimpiangerlo con nostalgia, ma esserne dei testimoni sinceri, nel bene e nel male". Dice invece il musicista Mauro Pagàni delle canzoni utilizzate nel film: "Le avevo scritte negli anni '80 e durante il lockdown le ho ritrovate in un baule. Mi è sembrato il momento migliore per riproporle, quando ripartiamo e torniamo a credere che il mondo può essere migliore di quello che stiamo vivendo." E ancora il musicista: "Questo film racconta di una generazione, la mia, capace di sognare che avrebbe visto in vita un mondo migliore. Oggi invece sognare sembra sia una debolezza e la musica è ormai più legata al commerciale che alla qualità".