Con Andrea Barone: intervista all'artista di "Pianosphere vol.2"
Nato nel 1983, si è diplomato al Conservatorio "G. Martucci" di Salerno in Composizione multimediale e in Pianoforte. Ha studiato composizione con Lucia Ronchetti, Mario Gagliani, Raffaele Grimaldi, pianoforte con Giuseppe Squitieri, Renato Costarella. Ha seguito masterclass di composizione con Ivan Fedele, Roberto Doati, Denis Dufour, Tristan Murail, Helmut Lachenmann. Da vent'anni è attivo come tastierista e arrangiatore in varie formazioni live e in studio. Nel 2021 ha pubblicato "Reborn", il suo primo album solista, con Trees music studio. Laureato anche in Scienze della comunicazione, ha pubblicato il saggio "Soundtrax. La musica d'arte del '900 nel cinema d'autore", per Auditorium Edizioni.
- Quali sono state finora le maggiori sfide della tua carriera?
Sicuramente il progetto Pianosphere è stata una bella sfida, anche perché sviluppata completamente in solitaria, a parte Vincenzo Siani del Trees Music Studio che si è occupato del mastering. Sedici brani classici reinterpretati con synth e piani elettrici, stravolgendone quindi il suono, ma allo stesso tempo cercando di rispettare le partiture originali, seguendone le dinamiche, il fraseggio, l'agogica. È stato un ribaltamento rispetto al mio album precedente, Reborn, non solo perché di tutt'altro genere, ma anche perché Reborn vide coinvolti forse una 50ina di persone in totale. Lì la sfida è stata riuscire a coordinare tante persone, cercando di far nascere qualcosa di bello insieme e di valorizzare al meglio i brani.
- Di quali performances / registrazioni sei più orgoglioso?
Tra febbraio e inizio marzo 2020 registrai un mio brano con un collettivo di circa 30 persone, tra musicisti, cantanti, tecnici e videomaker. Si intitola Forever free, e fu un bel lavoro di squadra, fatto con la pandemia che incombeva. Facemmo anche un videoclip che poi uscì a maggio, in pieno lockdown. Fu un'esperienza bellissima, la ricordo con piacere. Un'altra esperienza che citerei è quella come tastierista della band hard rock/prog metal Stamina, coi quali ho inciso 4 album e suonato molto in giro anni fa.
- Quando componi e produci brani, fai musica per te stesso o la fai pensando agli altri?
Lo faccio per me stesso, è un'esigenza naturale e imprescindibile. Ma soprattutto lo faccio per la musica stessa, cercando di fare del mio meglio affinché possa essere apprezzata da più persone possibili. Pianosphere l'ho realizzato sicuramente anche per omaggiare brani e compositori che apprezzo e che ascolto.
- Vuoi raccontarci come è nato il progetto "Pianosphere vol.2"?
Un po' di anni fa registrai una mia versione di un brano del compositore Arvo Pärt, Spiegel im Spiegel. Il brano è per pianoforte e violino, ma ne esistono varie versioni, che sostituiscono il violino con altri strumenti. Io ne realizzai una con piano elettrico e synth, tuttora presente sul mio canale Youtube. Da lì mi venne l'idea di produrre un album intero di brani classici per pianoforte eseguiti con suoni elettronici, affidando le melodie ai synth e l'accompagnamento ai piani elettrici.
- Quali influenze non musicali hanno influenzato maggiormente la tua musica?
Sicuramente il mondo del cinema, di cui sono appassionato, e di conseguenza anche il mondo delle colonne sonore. Nell'album c'è un brano impiegato proprio all'interno di un film, ossia un estratto dalla sonata n. 59 di Haydn, utilizzato in maniera molto suggestiva nel film Intervista col vampiro. Poi mi piace leggere, mi piace la poesia, leggo classici ma anche generi come il fantasy e la fantascienza.
- Qual è la tua filosofia musicale?
Domanda difficile. Credo che la musica sia tra le più alte espressioni dell'uomo, che connetta con qualcosa che va al di là dell'esperienza umana stessa, La musica, e lo studio della stessa, ci migliora la vita, ci rende persone migliori. Poi è un universo talmente ampio, ricco e variegato che bisogna cercare di godere di più aspetti possibili di esso. Io ascolto generi molto diversi tra loro: musica classica, rock, colonne sonore, metal, blues, ambient, cantautorato, contemporanea, minimalismo. Ogni genere mi dà qualcosa di diverso, in momenti diversi, innescando stati d'animo diversi.
- Se qualcuno non ha mai ascoltato la tua musica, quali parole chiave useresti personalmente per descrivere il tuo suono e il tuo stile?
Riguardo Pianosphere, un'amica, sentendo il primo singolo del primo volume, ossia il preludio n. 4 di Chopin, mi disse: sembra Chopin suonato dai Radiohead. Fu un commento che mi piacque molto perché era proprio quello l'intento. Estendere la bellezza di capolavori per pianoforte (semmai ce ne fosse bisogno) a sonorità nuove e contemporanee. Il mio ideale di suono è un suono ibrido, sia dal punto di vista delle sonorità che dei generi musicali.
- Potresti gentilmente anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?
Dopo i due volumi di Pianosphere e alcune collaborazioni come tastierista e arrangiatore voglio tornare a pubblicare brani miei, sia strumentali che cantati, spero di farlo già dal prossimo autunno/inverno.
- Domanda bonus: tre brani preferiti di tutti i tempi?
Altra domanda difficile! Dico 3 brani di 3 diversi generi: Echoes dei Pink Floyd, il Requiem di Mozart, e una colonna sonora di Morricone, direi C'era una volta in America.