Con Fabio Cuomo: intervista all'artista di "Il volo del gufo"

08.07.2021

Fabio Cuomo è un polistrumentista da sempre attivo nel circuito nazionale; la sua continua esigenza di ricerca e sperimentazione lo ha spinto negli ultimi anni a esplorare i territori della musica classica e neoclassica per pianoforte contaminata da sintetizzatori analogici. Il suo recente album Il volo del gufo è appena uscito per Blue Spiral Records.

Quali sono state finora le maggiori sfide della tua carriera?

Penso che in generale fare musica sia per me una sfida continua a recuperare quella dimensione spirituale, quel misticismo contemplativo che non trova molto spazio nella nostra società odierna.
Quale che sia il concerto, lavoro o registrazione in fondo l'unico vero obbiettivo che mi pongo è mettere in ciò che faccio quel qualcosa the fornisce all'ascoltatore tutto il necessario per farsi il proprio viaggio nell'esperienza dell'ascolto.

Di quali performances / registrazioni sei più orgoglioso?

II lavoro più grosso che ho fatto fin'ora è stato sicuramente comporre e registrare le parti di synth di "Omens", l'ultimo disco degli Elder. È stata un'esperienza indimenticabile, ed estremamente formativa. Vado anche particolarmente fiero del mio ultimo lavoro "II Volo Del Gufo"; lo reputo un disco molto ben riuscito e soprattutto sincero e ispirato.

Quando componi e produci brani, fai musica per to stesso o la fai pensando agli altri?

Sempre per tutti e due; nel senso che c'è una parte profonda di me che ho bisogno di condividere con gli altri per stare bene, ma è una parte che le parole non riescono acatturare. L'unico modo che ho di tirarla fuori, è cercare di farla vibrare facendo vibrare qualcosa di uguale, o per lo meno simile anche negli altri per risonanza.

Vuoi raccontarci come è nato il progetto "II volo del gufo"?

E nato proprio da questa esigenza. La pandemia mi ha portato a trascorrere un periodo di isolamento da tutto e tutti. In questo periodo ho scritto e registrato da solo nel mio studio tutto il disco; e superato il brutto momento, ora ho bisogno di raccontare con le note quanto mi sia successo, e tutte le emozioni che mi hanno attraversato in quella solitudine.

Quali influenze non musicali hanno influenzato maggiormente la tua musica?

Sicuramente i miei due grandi amori: il mare e la filosofia. II mare in particolar modo è per me una specie di porta che si apre verso quel lato irrazionale di noi stessi che le parole non riescono ad afferrare. Spesso quando suono il piano dal vivo con la mente sono su uno scoglio a perdermi con lo sguardo nell'orizzonte.


Qual'è la tua filosofia musicale?

Quello che cerco di fare con la mia musica è condividere quanto ho appena descritto. Qualcosa di simile a sedersi tutti intorno a un fuoco condividendo il silenzio in una notte stellata. Qualcosa di antico, che ci unisce tutti, ma che è appunto impossibile spiegare davvero con le parole. Se qualcuno non ha mai ascoltato la tua musica, quali parole chiave useresti personalmente per descrivere il tuo suono e il tuo stile?Sognante, spirituale, irrazionale, evocativo.... aggettivi del genere.

Potresti gentilmente anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?

Sto lavorando su delle parti di voce che vorrei unire al piano. Un'altro disco in arrivo insomma. Mi piacerebbe usare la voce umana senza testo, senza parole. Solo suoni un po' sciamanici che facciano quello che attualmente nei miei dischi viene fatto dai synth.


Domanda bonus: tre brani preferiti di tutti i tempi?

Ottoman's higland dei jungle by night, Black earth dei bohren and der club of gore; e il Chiaro di luna di Debussy. Quest'ultimo è secondo me la musica per pianoforte più bella mai scritta.