Con Marcello Liverani: intervista all'artista di “Shapes”
Marcello Liverani è un compositore, producer e interprete nato a Cagliari. La sua musica combina elementi acustici, derivati dal genere Modern Classical, musica elettronica, ambient, elementi beat e sfumature talvolta sperimentali derivate dal suo background. È un artista eclettico attivo anche come insegnante di canto e direttore di coro, come cantante ha pubblicato due album sotto il nome "Reverse Context". Ha studiato composizione nel Conservatorio della sua città natale e dopo la laurea ha studiato nelle accademie europee con compositori come I. Fedele, A. Corghi, H Dufourt e T. Hosokawa. Dopo aver conseguito un Master in Composizione presso l'Accademia di S. Cecilia di Roma, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere vocali, per ensemble e orchestrali, che sono state eseguite in sedi e festival come il Parco della musica a Roma, il "Festival de Acanthes" a Metz e presso la Biennale di Venezia, dove nel 2012 è stato selezionato anche per una residenza artistica. Il suo obiettivo principale nella musica è esprimere il profondo bisogno di abbracciare la semplice poesia della vita attraverso la natura stessa del suono.
Di seguito la nostra intervista con l'artista. Buona lettura.
Essendo un artista con diversi risultati conseguiti ci racconti in breve che artista sei?
Ho sempre provato, sin dalla più giovane età, un'attrazione molto forte nei confronti della musica. Sin dalla scuola elementare saltavo qualche volta la scuola, con la scusa di non sentirmi bene, per provare sulla mia tastiera Farfisa melodie che mi erano venute in mente la sera prima. Quindi è arrivata la passione per la musica sperimentale d'avanguardia già durante l'adolescenza. Ho deciso allora di intraprendere lo studio della composizione ed ho seguito i percorsi accademici prima in conservatorio e poi in diverse accademie di perfezionamento ma, a dire la verità, c'era sempre un magnetismo primordiale che non veniva soddisfatto ...mi mancava un approccio istintivo cui ero legato derivato anche forse dalla mia contemporanea passione per il rock. Così ho deciso di provare a riconciliare questi due mondi (anzi direi 3 mondi: lo sperimentale, il sinfonico classico ed il rock) in un prodotto artistico che cercasse di cogliere le rispettive caratteristiche che più mi affascinano. Dopo una lunga esperienza nella musica contemporanea ed un breve ritorno al rock ( che già avevo frequentato in gioventù) sono così arrivato a cercare una sintesi. Quindi, per rispondere alla tua domanda, direi che sono un artista, se mi passi il termine, "crossover".
Quali sono le tue influenze e i tuoi riferimenti musicali?
Un'influenza fondamentale è stata esercitata dal doppio binario musica classica/ rock. In entrambi gli ambiti, però, mi sento decisamente più attratto verso certe correnti estetiche. In ambito classico ho sempre subito il fascino per la ricerca timbrica dei grandi compositori francesi dal primo '900 sino ad arrivare alla scuola "spettralista" ma ho subito anche la fascinazione dei grandi compositori italiani del secondo '900 come Luigi Nono o Luciano Berio...ci sarebbero così tanti grandi compositori da menzionare... Per ciò che riguarda il rock sono sempre stato affascinato dalla psichedelia e da un certo progressive rock ma anche dalla ricorsività dei patterns blues: insomma mentre della musica cosiddetta "d'arte" mi ha sempre affascinato il timbro e lo slancio teatrale e drammatico, della musica rock ho sempre apprezzato l'aspetto ripetitivo, rituale e quasi liturgico.
Come componi? Senti un tema musicale nella tua mente o è più basato sulla creazione da sensazioni?
Di solito parto dall'idea di un "tessuto sonoro". Una trama più o meno fitta che è sia timbro che contrappunto. Può essere una piccola idea o suggestione così come può essere una sfida che pongo a me stesso. Talvolta sono proprio queste sfide a dare i risultati che più mi piacciono. Mi spiego meglio: provo a darmi una parte "obbligata" (un suono o un ostinato sul quale muovermi) e percorro quel sentiero in cerca di una via d'uscita. Quasi sempre diventa un viaggio meraviglioso perché la musica ha questa magia in sé: stimola il processo creativo offrendo nuove prospettive ad ogni passo che si compie come compositore.
Come è nato il tuo ultimo lavoro "Shapes vol.2"?
In quale momento della giornata componi? E' dettato da un'urgenza espressiva o mediti e pianifichi il tutto con scrupoloso criterio?
Oggi è tutto a portata di tutti. Musica e social network che ne pensi?
Cosa risponderesti a chi ti chiede perché dovrebbe ascoltare la tua musica?
Nella mia musica cerco sempre di trasmettere quelle suggestioni o "visioni" che ho nel comporla. L'aspetto "sinestetico" per me è davvero importante. Spero di riuscire a mettere nei suoni quei piccoli mondi che "vedo" mentre compongo registro o suono. Chi è curioso o affascinato da questo grande potere della musica può provare ad ascoltare i miei brani.
Per te il senso della musica in che cosa consiste? O se credi, il fine di far musica?
Il fine della musica (nel farla, nell'ascoltarla, perfino nel ballarla) è, a mio avviso, far salire in superficie quelle energie che restano spesso sepolte dentro di noi. Chiamale intuizioni o visioni. In questo la musica rappresenta un rituale intimo e di risveglio. Qualunque sia il genere o il "mood" espresso. La musica fa emergere lati di te che non sarebbero emersi altrimenti e, insieme, ti porta in un altrove che non sai mai se è un vero altrove o il lato più nascosto di te che non conoscevi.
Ci potresti gentilmente anticipare qualcosa circa i tuoi prossimi progetti?
Sono tanti! In questo momento sto lavorando in particolare a due featuring corpose cui tengo molto e che dovrebbero vedere la luce nei prossimi mesi. Sono anche in una fase di profonda riflessione riguardo alle mie prossime uscite: vorrei fare, nei prossimi mesi, un lavoro più specifico di sperimentazione timbrica e tecnica.