Con Paolo Fanzaga: intervista all'artista di "The Lamp of Invisible Light"

29.04.2021

Compositore, pianista e arrangiatore. Da sempre la musica è il suo linguaggio espressivo. Ha iniziato molto presto a comporre e non ha mai smesso. Ha scritto lavori e arrangiamenti per diversi organici, da gruppi pop fino a orchestre sinfoniche, musiche da film e brani vocali. Il pianoforte per lui rappresenta lo strumento più immediato a disposizione quando arriva un'intuizione musicale. I suoi ultimi 6 album pubblicati sono infatti lavori per pianoforte solo. Crede nella capacità terapeutica della musica, soprattutto se registrata alla frequenza di 432Hz, frequenza che permette all'ascoltatore di allinearsi alla frequenza della terra. Paolo Fanzaga, inoltre, ama insegnare ciò che impara ogni giorno; molti anni fa ha fondato L'Accademia Musicale di Treviglio dove insegna pianoforte, teoria musicale e ne dirige l'orchestra. Nei suoi concerti si avvale spesso della collaborazione di musicisti di estrazione sia "classica" che pop. Usa la musica per esprimere ciò che non si può dire con le parole. Usa il pianoforte per esprimere la sua musica.

Lo scorso 23 aprile è uscito "The Lamp of Invisible Light", pubblicato in Cd e in digitale da Blue Spiral Records. Nell'intervista che trovate di seguito ce ne parla ampiamente, così come ci racconta importanti elementi della sua vita creativa.

Essendo un artista con diversi risultati conseguiti ci racconti in breve che artista sei?

Dipende anche dal significato che vogliamo dare alla parola "artista"..mi reputo solo una persona che ama la musica, a cui piace la musica e che è riuscita a fare della musica anche il suo lavoro. Non ricordo chi ha detto la frase "fai un lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno della tua vita"...
Amo la musica quindi la insegno, la compongo, la suono e questo è il risultato.


Quali sono le tue influenze e i tuoi riferimenti musicali?

Io non provengo da un ambiente musicale "colto"; da piccolo ascoltavo le canzoni di canzonissima fino a quando, a circa 12-13 anni, sono stato folgorato dai Beatles. Dopo allora è stato un espandere la mia curiosità verso nuovi orizzonti musicali. Ho scoperto i classici anche grazie agli studi di pianoforte e composizione, però la forma "canzone" mi è sempre stata dentro anche se non dobbiamo pensare alla canzone come composizione "minore", musicisti come Schubert o Meldelssohn hanno scritto canzoni (lieder). Tanto è vero che i miei primi album pianistici erano sottotitolati "piano songs".



Come componi? Senti un tema musicale nella tua mente o è più basato sulla creazione da sensazioni?

Nella composizione succede che, per qualche strana alchimia, un breve tema musicale finisca sotto le mie dita; appena capisco che è un seme che potrebbe dare buoni germogli lo scrivo e poi lo lascio li..mi serve del tempo per capire se è un buon tema o meno. Se poi lo reputo valido inizio il vero e proprio lavoro di "composizione", cioè farlo diventare un brano musicale; qui occorre tanta pazienza nell' aggiungere o togliere le note che possono mettere in risalto l'idea. Il rischio è che a volte "il resto" acquista più visibiltà rispetto all'idea originale, per questo che il più delle volte occorre "togliere".



Come è nato il tuo ultimo album "The Lamp of Invisible Light"?

The Lamp è nato dopo un lungo periodo di silenzio discografico, l'album precedente risale infatti alla fine del 2014.
 Non avevo smesso di comporre ma sentivo di dover intraprendere una strada nuova che però non era ancora ben chiara dentro me; per questo la maggior parte delle composizioni di questi anni non è stata pubblicata. Nella seconda metà dello scorso anno ho iniziato a capire dove andavo e di conseguenza sono arrivati anche i brani che ho scritto quasi interamente in un paio di mesi.

In quale momento della giornata componi? E' dettato da un'urgenza espressiva o mediti e pianifichi il tutto con scrupoloso criterio?

Non ho un momento preciso della giornata per comporre anche se la maggior parte dei brani è stata scritta nella sala della mia scuola e spesso nelle pause tra uno studente e quello successivo (insegno pianoforte nell'Accademia Musicale di Treviglio da me fondata). Quindi no, non pianifico anche perchè fortunatamente non ho impegni pressanti per i quali dover comporre.


Un tempo le case discografiche a dettare il bello e cattivo tempo, poi la crisi del disco con l'avanzare delle nuove tecnologie. Oggi è tutto a portata di tutti. Musica e social network che ne pensi?

E' vero, oggi le nuove tecnologie permettono la produzione delle proprie opere senza bisogno di ingenti mezzi economici e strutture che un tempo solo le case discografiche potevano permettersi. Io approfitto molto di queste tecnologie e devo riconoscere che aprono nuovi orizzonti. Il ruolo delle case discografiche oggi ritengo sia quello di promuovere il lavoro dei musicisti, con le loro competenze anche in merito ai social network. Quindi credo che il loro ruolo sia ancora molto importante specialmente quelle, come la Blue Spiral Records, che si specializzano in determinati settori.



Cosa risponderesti a chi ti chiede perché dovrebbe ascoltare la tua musica?

Perchè ascoltare musica è bello e molto importante per il benessere della persona; detto questo un ascoltatore dovrebbe ascoltare la mia musica con l'apertura e curiosità che si ha quando si scopre qualcosa di nuovo. Personalmente quando leggo qualcosa di un musicista che non conosco e che in qualche modo mi attira per ciò che dice, per una recensione o altro, mi faccio sempre la domanda contraria: perchè NON dovrei ascoltare la sua musica; specialmente oggi quando basta digitare sul pc o sul cellulare per ascoltare tutto ciò che si vuole.



Per te il senso della musica in che cosa consiste? O se credi, il fine di far musica?

Per me la musica è qualcosa che riesce a trasportarmi attraverso i diversi stati d'animo che si provano; il suo senso più profondo per me è la sua capacità di trascendere la mente e quindi il tempo e lo spazio. Per questo non riesco a sopportare la musica che mi trasmette sensazioni negative, provo un grande fastidio e spesso se sono in posti, ormai si ascolta musica ovunque, dove questo accade provo un grande bisogno di andarmene...
Il fare musica è una necessità espressiva che ho sin da quando ho iniziato ad usare uno strumento, non mi chiedo mai il perchè, a meno che ovviamente si tratti di musica scritta per un altro fine, cosa che del resto faccio raramente.

Ci potresti gentilmente anticipare qualcosa circa i tuoi prossimi progetti?

Mi piacerebbe che si tornasse alla normalità e proporre la mia musica nei concerti; non è una cosa che amo particolarmente fare però mi rendo conto quanto sia importante offrire la possibilità di ascoltare musica eseguita dal vivo, far percepire al pubblico le vibrazioni che percepisco io quando la scrivo.
 Per il il resto continuo a scrivere nuovi brani anche sperimentando nuove sonorità pur sempre legate al pianoforte. A settembre la Blue Spiral Record pubblicherà una riedizione del mio album del 2014.